Una piccola anticipazione dell’Eden. Solo così credo si possa definire la piccola cittadinaai piedi dei Pirenei. Lourdes infatti accoglie i visitatori in modo imponente, offrendo loro la vista di una cattedrale mozzafiato incorniciata da una splendida natura viva e fresca. Varcando il cancello, si è avvolti da una serie di sensazioni piacevoli, lo sguardo corre veloce e tenta di captare ogni elemento, ogni colore e ogni riflesso di quella che, per la sua quiete, sembra essere una dimensione parallela. Ed è proprio qui che ha avuto luogo una delle esperienze di servizio che tutti noi porteremo dietro nel bagaglio di vita.
All’inizio le emozioni oscillavano tra la curiosità e la paura dell’ignoto, di una realtà che forse si sarebbe rivelata troppo grande per noi; sentimenti contrastanti che invadevano i nostri pensieri e che cercavamo di mascherare durante il lungo viaggio. Giunti alla meta, ci aggiravamo per le vie di quel luogo surreale come bambini in un enorme parco giochi, smarriti e increduli. Poiché a primo impatto, risulta uno spettacolo maestoso e affascinante; ma in seguito ci siamo concentrati anche sulle opportunità che il santuario poteva offrire e ci siamo messi in gioco. Infatti Lourdes mostra l’essenza del servizio, permettendo a ciascuno di sfidarsi e di portare alla luce la capacità di donarsi per il prossimo. Con le istruzioni a mente, ma forse un po’ goffi e timorosi, abbiamo preso il controllo dei risciò e delle sedie a rotelle, pronti a raccontare la nostra storia e volenterosi di vedere il sorriso sul volto dell’altro. In quel momento il nostro castello di dure aspettative è crollato e ha rivelatola genuinità della forma più autentica di aiuto: la gioia.
Anche Melissa condivide questo mio pensiero,confidandomi: “Lourdes insegna a vivere, insegna a portare il sorriso sul volto di chi soffre. Per chi non c’è mai stato è difficile comprendere le emozioni e le speranze di che le vive e le alimenta attraverso la fede. Quell’atmosfera meravigliosa ti aiuta a capire realmente quali siano le difficoltà e le preoccupazioni della vita”.E Luca aggiunge
“È un’esperienza che apre la mente e soprattutto il cuore!”
Con il passare dei giorni abbiamo acquisito confidenza e ci siamo affezionati a quella simpatica comunità, la quale non desiderava che ridere e cantare con noi. Per Valeria è stato evidente il messaggio e l’impatto di questa esperienza, chele ha fornito la possibilità di espandere ulteriormente i propri orizzonti e ci racconta uno degli istanti più toccanti: “Mi trovavo nella grotta di Massabielle, quando negli occhi della donna che trasportavo si accese una luce. Quella luce che sta a suggerire ‘ecco ora sono libera!’e io così mi sono sentita guardando lei. Mi sono sentita libera da ogni paura, da ogni perplessità, ma soprattutto dai pregiudizi.” E prosegue con una riflessione: “Ecco è in quel momento che ho scoperto la bellezza della condivisione: credere a tal punto nell’altro da immedesimarmi nelle sue sensazioni.”
Io infine mentre li guardavo sentivo il cuore riempirsi di una fiducia che non ha confini, che non può esaurirsi al mio rientro nelle mura di casa, perché capisco che lì avviene la lotta strenue per la vita, combattuta con le armi della fede e del coraggio. Ho guardato negli occhi del bisognoso senza scorgervi mai odio o rancore, ma sempre una riconoscenza spontanea, pronta a perdonare e a donare forza nei momenti di sconforto. Io negli occhi del più debole mi sono sentita accolta, ospitata, lontana dalle critiche e dai giudizi. Io negli occhi del più debole ho visto una fede incrollabile e un desiderio ardente di sorridere alla vita che non ha eguali. Io negli occhi del più debole ho scoperto la passione del servizio e la bellezza della misericordia. Mi sono sentita allieva di fronte ad un insegnamento così grande di attaccamento alla vita e di una gioia pura e contagiosa che non avevo mai incontrato prima.
Credo che abbia ragione Valeria nel dire che ognuno di noi abbia avuto l’occasione di sconfiggere il timore della paura per la pienezza della gioia!